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Carcinoma Squamocellulare

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07/05/2021

Il carcinoma squamocellulare della cute (SCC) è una neoplasia caratterizzata dalla proliferazione maligna delle cellule squamose dell’epidermide. Rappresenta il 20% di tutte le neoplasie cutanee ed è la seconda forma più comune di tumore cutaneo non melanoma (NMSC). Generalmente, il SCC origina da lesioni precursori come la cheratosi attinica e la malattia di Bowen (SCC in situ), ma può anche svilupparsi ex novo. La letteratura riporta un aumento dell’incidenza del SCC negli ultimi 30 anni compreso tra il 50 e il 200%. Il SCC ha capacità, seppur bassa (stimata tra il 2-5%), di diffusione metastatica, prevalentemente ai linfonodi loco-regionali e successivamente ad organi distanti. Alcune sedi, quali le localizzazioni a labbro e orecchie, si associano ad aumentato rischio di diffusione metastatica, oltre all’età avanzata e allo stato di immunodepressione. Nonostante il suo basso potenziale di metastatizzazione, la presenza di localizzazioni a distanza si associa ad una prognosi infausta e ad una sopravvivenza mediana inferiore a 2 anni, per cui è sempre necessaria un’attenta valutazione dello specialista dermatologo e un corretto management e successivo follow up clinico strumentale dei pazienti ad alto rischio.

I fattori di rischio per lo sviluppo di SCC includono l’esposizione solare, l’età avanzata ed i fototipi chiari (I e II). Altri fattori ambientali includono i raggi X e agenti chimici come l’arsenico e gli idrocarburi policiclici, principalmente nel contesto dell’esposizione professionale. Terapie immunosoppressive ed altri agenti terapeutici possono promuovere lo sviluppo e la progressione del SCC. I pazienti trapiantati hanno, infatti, un rischio di sviluppare SCC da 65 a 250 volte maggiore rispetto alla popolazione generale.

Clinicamente il SCC si presenta per lo più nella sua forma ulcero vegetante, con una placca indurata a superficie irregolare e tendenza alla ulcerazione centrale e al sanguinamento. Altre volte si presenta come un nodulo emisferico, regolare, con esulcerazione centrale coperta da squamo-crosta (cheratoacantoma-like), o con un nodulo rosso-rosa infiltrato, oppure come lesione verrucosa con tendenza alla infiltrazione in profondità. L’istologia è necessaria per la corretta diagnosi di SCC e fornisce le informazioni necessarie ad orientare la gestione terapeutica. Oltre a definire la variante istologica del SCC l’esame istologico permette di definire il grado di differenziazione della neoplasia asportata (G1 ben differenziato, G2 moderatamente differenziato e G3 scarsamente differenziato, dove le forme G2 e G3 sono da considerarsi più aggressive).

I SCC vengono classificati in SCC a basso rischio e ad alto rischio, sulla base di caratteristiche cliniche e istopatologiche. Le principali caratteristiche dei SCC ad alto rischio di recidiva e diffusione metastatica sono la localizzazione (ad esempio: area centro facciale, orecchio, regione preauricolare, labbra), le dimensioni, i margini poco definiti, le recidive tumorali, la profondità determinata istologicamente e, come già accennato, il grado di differenziazione, l’invasione perineurale ed alcuni fattori legati al paziente (immunodepressione, sindromi genetiche, siti di pregressa radioterapia o insorgenza su cicatrici o ulcere croniche).

L’asportazione chirurgica con esame istologico rappresenta il trattamento di scelta per i SCC. La maggior parte dei SCC possono essere trattati chirurgicamente in modo radicale da personale esperto garantendo un tasso di guarigione superiore al 90%. I margini di resezione raccomandati per gli SCC a basso rischio sono tra i 4-6 mm mentre per le neoplasie ad alto rischio tra i 6-12 mm in base alle diverse linee guida. La chirurgia di Mohs, discussa altrove, è la metodica che garantisce la migliore radicalità oncologica nella gestione di queste neoplasie, e va riservata ai SCC ad alto rischio in particolare del volto. La radioterapia rappresenta un’alternativa alla chirurgia e dovrebbe essere considerata come trattamento primario per SCC inoperabili o come terapia adiuvante. La dissezione linfonodale elettiva non è invece raccomandata nel SCC, a causa della bassa probabilità di metastatizzazione. Il trattamento della malattia metastatica può avvalersi di mono- o poli-chemioterapia nonostante, ad oggi, non esista un regime standardizzato e la risposta terapeutica sia generalmente scarsa e di breve durata.

Per l’SCC non resecabile, metastatico o localmente avanzato, i nuovi agenti terapeutici disponibili includono gli inibitori del EGFR sia del dominio extracellulare (cetuximab, panitumumab) che inibitori della tirosin-chinasi (erlotinib, gefitinib, lapatinib). L’attivazione aberrante dell’EGFR è stata, infatti, osservata nel SCC e la sua sovra-espressione è stata associata ad una malattia più aggressiva. Queste terapie target hanno mostrato incoraggianti risultati nel trattamento dei SCC localmente avanzati o metastatici.

 

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Testo redatto dal Dott. Andrea Paradisi


SCC del labbro inferiore: Rappresenta il principale carcinoma delle semimucose. Tra i fattori di rischio: il sesso maschile, l’esposizione solare, il tabagismo, igiene orale inadeguata.


SCC Ulcero vegetante della tempia, insorto su cheratosi attinica

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