AVVISO

Attenzione, le immagini che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità.

Cheratosi Attiniche

scritto da:

Amministratore

ultima modifica:

07/05/2021

Classificata per anni tra le lesioni epiteliali precancerose la cheratosi attinica (AK) è oggi considerata dalla maggior parte degli autori una forma iniziale, cosiddetta “in situ”, di carcinoma squamocellulare (SCC), che trae origine da un’anomala proliferazione di cheratinociti epidermici atipici.

I fattori di rischio più comuni sono il sesso maschile, l’età avanzata, il fototipo chiaro, la fotoesposizione cronica e l’immunodepressione prolungata.
La prevalenza varia nei diversi paesi tra l’1% e il 44%, in Italia si stima sia colpito il 27,4% della popolazione over 30.

Nonostante la maggior parte delle AKs abbiano un comportamento non invasivo e talvolta possano andare incontro a regressione spontanea, un minor numero di AKs presenta un potenziale evolutivo verso forme di carcinoma squamocellulare invasivo (SCC), motivo per cui è necessario che le AKs vengano sempre sottoposte a trattamento dal dermatologo.

Clinicamente le AKs appaiono come papulo/placche a lenta crescita caratterizzate da una superficie eritematosa, desquamante, talvolta pigmentata, e si localizzano prevalentemente nelle zone cronicamente fotoesposte. Clinicamente le AK possono presentare un diverso grado d’infiltrazione, di ipercheratosi, essere o meno pigmentate e ulcerate. Tipicamente la cute circostante mostra evidenze di danno solare cronico.
Da un punto di vista clinico/istologico sono state descritte più varianti tra cui pigmentata, ipertrofica, atrofica, lichenoide, proliferativa, acantolitica e bowenoide.

Per anni si è dibattuto se le AKs rappresentassero il precursore degli SCC. E’ stato dimostrato che il 90% degli SCC insorgono in continuità o originano dalle AKs. Mutazioni del gene p53 che favoriscono la proliferazione di cheratinociti atipici promossa da fotoesposizione prolungata, alterazione nei processi di riparazione del DNA, disregolazione della risposta immunitaria e cambiamenti nell’architettura dello stroma cellulare sono presenti sia nelle AKs che negli SCC e favoriscono la progressione della malattia.

La diagnosi di AKs è clinica e dermoscopica. La biopsia o la microscopia confocale possono essere utili quando la clinica e la dermoscopia non consentono una chiara diagnosi differenziale con altre patologie cutanee quali carcinoma basocellulare, morbo di Bowen, SCC, melanoma acromico, lentigo maligna e cheratosi seborroica.
La classificazione clinica delle AKs include grado I lesioni lievemente palpabili, grado II moderatamente palpabili e grado III lesioni spesse o ipercheratotiche. Recentemente, la letteratura internazionale ha dimostrato che il grado di severità delle AKs non correla con il rischio di sviluppare SCC. AKs di qualunque grado hanno lo stesso potenziale invasivo e 2/3 degli SCC invasivi origina da AKs di grado I. Tutti i pazienti affetti da AK devono dunque essere curati per di ridurre il rischio di progressione in SCC invasivi anche in considerazione del fatto che il comportamento biologico di ogni lesione è imprevedibile.

Il management delle AKs rappresenta un importante problema per la sanità pubblica al fine di prevenire morbidità, mortalità e costi di gestione dei SCC invasivi.

Nella scelta della terapia oggi viene considerata l’estensione del cosiddetto “campo di cancerizzazione”, inteso come un’area di cute fotodanneggiata con presenza di cheratosi attiniche multiple clinicamente evidenti: all’interno di questa area è altamente probabile si sviluppino ulteriori lesioni che al momento della osservazione non sono ancora evidenti. Per questo motivo il trattamento delle cheratosi attiniche si differenzia in caso di lesioni “singole” (terapia diretta sulla lesione) oppure “multiple” (terapia di “campo”, > 3 lesioni/25 cm2).

Tra le terapie dirette sulla singola lesione ricordiamo crioterapia, laser CO2, DTC, curettage. Tra le principali terapie di campo vanno annoverate l’imiquimod, la terapia fotodinamica (MAL-PDT) o il Diclofenac 3% + HA. Sono inoltre possibili combinazioni di diverse metodiche, che lo specialista dermatologo valuterà di volta in volta in base al quadro clinico del singolo paziente. L’utilizzo di schermi chimici o fisici deve essere raccomandato a tutti i pazienti affetti da AKs al fine di limitare l’insorgenza di nuove lesioni.

Bibliografia

Siegel JA, Korgavkar K, Weinstock MA. Current perspective on actinic keratosis: a review. Br J Dermatol 2017; 177(2):350-358.

Fernandez Figueras MT. From actinic keratosis to squamous cell carcinoma: pathophysiology revisited. J Eur Acad Dermatol Venereol 2017 Mar;31

Fargnoli MC, Altomare G, Benati E, Borgia F, Broganelli P, Carbone A, Chimenti S, Donato S, Girolomoni G, Micali G, Moggio E, Parodi A, Piaserico S, Pistone G, Potenza C, Puviani M, Raucci M, Vaccari S, Veglio S, Zanca A, Peris K. Prevalence and risk factors of actinic keratosis in patients attending Italian dermatology clinics. Eur J Dermatol 2017; 27(6):599-608.

Welzel J. From actinic keratosis to squamous cell carcinoma – answers to some open questions. Br J Dermatol 2019; 180(4):699-700.

Testo redatto dal Dott. Andrea Paradisi


Cheratosi attinica singola del dorso del naso


Cheratosi attiniche multiple della fronte di grado I, II e III


Campo di cancerizzazione: area di cute con alterazioni riferibili a danno attinico cronico con presenza di cheratosi attiniche clinicamente evidenti e lesioni subcliniche sedi di iniziale displasia (10 per lesione visibile)

Altri Articoli