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Shave

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ultima modifica:

07/02/2021

Letteralmente il termine shaving dall’inglese significa rasare.

Questa tecnica, comparsa nel 1975 negli Stati Uniti, prevede, per specifiche lesioni cutanee, una chirurgia di superficie da effettuare in senso orizzontale che proprio per la superficialità richiede solo un’anestesia per via topica.

Differentemente dall’escissione standard, nello shaving il taglio viene effettuato alla base della lesione, tangenzialmente alla superficie cutanea, avvalendosi di particolari lame che facilitano la procedura. Una delle lame maggiormente utilizzate è la lametta del rasoio da barba (razor blade surgery); successivamente sono state create lame con impugnatura per agevolarne l’utilizzo.

Come esperienza personale la classica lametta da barba resta la migliore in quanto è caratterizzata da una elasticità che consente un rapido cambio della curvatura della lama durante il taglio. Purtroppo le nuove lame risultano deformabili ma non elastiche.

Lo shaving può essere usato per due scopi:

1 terapeutico, per asportare radicalmente lesioni benigne (ad es. di nevi penduli, di molluschi contagiosi o di cheratosi seborroiche)

2 diagnostico, per biopsie incisionali di lesioni dubbie o di grandi dimensioni in aree estetiche e funzionali.

E’ una tecnica molto semplice e con una curva di apprendimento rapida.

Tuttavia non va sottovalutata l’importanza di questo atto, che seppur semplice, non è esente da rischi, soprattutto di tipo medico-legale, connessi al tipo di lesione. In particolare fondamentale è la diagnosi clinica della lesione da trattare con lo shaving, per questo motivo è indispensabile venga usata da specialisti in dermatologia.

Un esempio di lesione trattabile con lo shaving è il nevo dermico papillomatoso; potrà essere rimosso da zone estetiche attraverso tale procedura; il frammento sporgente asportato è consigliabile venga sempre esaminato istologicamente.

Dal punto di vista estetico si otterrà un buon risultato anche se bisogna sempre comunicare le evenienze che possono accadere:

  • In presenza di peli nel nevo non si può garantire la loro completa scomparsa in quanto dipende dalla presenza del bulbo pilifero sopra o sotto il livello del taglio effettuato
  • Il nevo potrà recidivare cioè potrà crescere ancora e diventare ancora sporgente, soprattutto in soggetti giovani
  • La cicatrice sul nevo rimasto potrà mostrare, nel tempo, aspetti clinico-dermoscopici inquietanti che potranno poi indurre alla sua asportazione completa con la classica incisione a losanga.

Se invece si esegue lo stesso trattamento su un neurofibroma avremo da una parte la difficoltà di eseguire un taglio preciso per la scarsa consistenza della lesione e, dall’altra, una ferita infossata che con difficoltà tenderà a cicatrizzare e causerà un risultato estetico scadente.

Lo shaving può essere utilizzato anche per biopsiare un carcinoma basocellulare o spinocellulare valutando però la sede dove effettuare il prelievo che deve essere anche in quantità sufficiente per l’esame istologico. Dopo il prelievo si può procedere ad un curettage e successivo controllo emostatico e trattamento con diatermocoagulatore. In questo caso il fine di combinare più tecniche è quello di ottenere in modo rapido l’asportazione radicale della lesione tumorale anche se il risultato estetico cicatriziale sarà comunque inferiore a quello della classica asportazione a losanga e chiusura con filo di sutura. La rapidità dello shaving può tornare utile in sedi con scarso valore estetico ed in pazienti con comorbidità e/o particolarmente ansiosi.

La semplicità di esecuzione dello shaving può indurre all’asportazione anche di lesioni melanocitarie superficiali ma questo è assolutamente da evitare perché ci si espone al rischio di tagliare in senso orizzontale un melanoma per il quale è fondamentale avere la maggior accuratezza della valutazione istologica ed una corretta valutazione dell’indice di Breslow.

In conclusione, nonostante la sua semplicicità di esecuzione, la tecnica dello shaving è da riservare esclusivamente al dermochirurgo che, grazie alla sua esperienza e competenza, la potrà utilizzare al meglio per garantire il miglior risultato clinico ed estetico al paziente.

Testo redatto dal Dott. Alfredo Zucchi

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